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Sì alla mozione a difesa del crocifisso
04/12/2009 - Approvata all'unanimità dal Consiglio
Il consiglio comunale di Ceriano Laghetto, all'unanimità, ha censurato pesantemente la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha giudicato la presenza dei Crocefissi “una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni" imponendone di fatto la rimozione dalle aule scolastiche.
La ferma presa di distanze dell'assemblea civica cerianese è avvenuta attraverso una mozione presentata dai gruppi di maggioranza Lega Nord e Pdl, che ha ottenuto anche il voto favorevole sia della maggioranza che dell'opposizione. La mozione ha richiamato il pronunciamento del Consiglio di Stato secondo il quale “il Crocefisso deve restare nelle aule scolastiche non perché sia un "suppellettile" o un "oggetto di culto", ma perché "è un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc.) che hanno un'origine religiosa, ma che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato" (Consiglio di Stato, sentenza n. 556 del 13 febbraio 2006). E' stata inoltre richiamata la sentenza di Corte costituzionale che ha riconosciuto che “i principi del Cristianesimo fanno parte del patrimonio storico del Paese” (sentenza 389/04).
Dopo un'attenta analisi delle motivazioni storiche e legislative che regolano la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche, la mozione “impegna il Consiglio Comunale di Cenano Laghetto
a prendere ferma e decisa posizione di censura in merito alla sentenza della Corte europea; ad intraprendere ogni utile iniziativa per difendere e tutelare le radici e la storia delle nostre comunità e tutti i valori che il Crocefisso rappresenta non solo a livello nazionale ma anche presso le istituzioni europee; ad esprimere sostegno al Governo Italiano che ha annunciato l'intenzione di opporsi, nelle competenti sedi, alla sentenza della Corte europea”.
L'ufficio stampa